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NEUROMARKETING VS. QUESTIONARI? NESSUN DILEMMA!

Maurizio Mauri

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Oggi voglio condividere gli apprendimenti derivati da un progetto di ricerca di neuromarketing in merito agli effetti suscitati nella mente degli individui di fronte a due spot sociali relativi ai lasciti testamentari realizzati da UNICEF. Tutti i dati sono stati collezionati durante l’esposizione ai due spot, col fine di valutare quale potesse essere il più efficace in termini di reazioni emotive.

Lo studio è interessante perché ha volutamente combinato tecniche di indagine tradizionali basate su questionari con specifiche metodologie di Neuromarketing.

Per il Neuromarketing:

  1. a) analisi delle espressioni emotive del viso (sia tramite software che tramite tecniche F.A.C.S. elaborate dal guru mondiale studioso delle espressioni facciali emotive, lo psicologo Paul Ekman)
  2. b) analisi dei segnali elettroencefalografici (EEG)
  3. c) analisi dei livelli di conduttanza cutanea (o “Skin Conductance”)

Per l’Analisi Tradizionale:

acquisizione di informazioni a fine esperimento a mezzo questionario strutturato, attraverso cui veniva altresì esplorare la capacità di memorizzazione delle informazioni esposte durante la visione dei due spot pubblicitari.

I due spot pubblicitari sono stati esposti a due gruppi indipendenti di 35 soggetti, campionati per essere comparabili in termini di età, genere, stato socioeconomico dei soggetti. I risultati sono stati poi analizzati distinguendo i partecipanti con figli rispetto a quelli senza.

I risultati del progetto ci hanno mostrato come il valore aggiunto portato all’integrazione di questionari e di tecniche neuroscientifiche possa essere utile nell’interpretazione delle reazioni biologiche volte a valutare l’impatto della comunicazione pubblicitaria.

 Infatti i soggetti senza figli hanno mostrato un livello di coinvolgimento emotivo, dato da livelli di maggiore attivazione o arousal (espresso dai livelli medi di sudorazione della pelle) e da attivazione più elevata del lobo frontale sinistro (espresso dai livelli di onde alfa maggiori nell’emisfero destro – ricordiamo molto in generale che le onde alfa riflettono deattivazione; quando la deattivazione è nel lobo frontale destro, significa che quello sinistro lavora di più e tale indicatore viene definito asimmetria cerebrale, che riverbera il livello di interesse/disinteresse della persona nei confronti dello stimolo e della situazione a cui è esposto).

Anche in termini di espressioni emotive del volto, uno dei due spot (lo stesso che ha suscitato maggiore attivazione o arousal e maggiore attivazione dell’emisfero destro) ha suscitato reazioni emotive veicolate dal volto più positive nei soggetti senza figli rispetto ai soggetti con figli.

I risultati hanno dato concretezza alla risultanza valoriale nell’integrazione di tecniche tradizionali basate su questionari con misure basate sulle espressioni facciali e sull’analisi dei dati biologici, per meglio comprendere le reazioni delle persone esposte a messaggi pubblicitari.

(studio coordinato dal Prof. Vincenzo Russo, con la collaborazione di Ambrogetti Francesco)

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